La sfida occupazionale nel Mezzogiorno: dati e proposte per il rilancio

22 Aprile 2025

La situazione occupazionale nel Mezzogiorno italiano, evidenziata dai dati Eurostat del 2024, rappresenta una sfida, nonostante alcuni timidi segnali di miglioramento. In Sicilia, il tasso di occupazione è salito al 46,8%, segnando un lieve progresso rispetto all’anno precedente, ma rimanendo ben al di sotto sia della media nazionale (62,2%) che di quella europea (70,8%). Simili difficoltà si riscontrano anche in Campania (45,4%) e in Calabria (44,8%).

Un aspetto particolarmente critico è rappresentato dalla disuguaglianza di genere: nel Sud Italia, meno di una donna su tre ha un impiego stabile. In Sicilia, ad esempio, il tasso di occupazione femminile è appena del 34,9%, contro una media UE del 66,2%. Inoltre, il livello di istruzione risulta essere un importante ostacolo: solo il 36,6% delle donne con un’istruzione limitata alla licenza media risulta occupata.

Conflavoro Sicilia sostiene che per affrontare la disoccupazione nel Mezzogiorno siano indispensabili politiche mirate e integrate. Tra le proposte principali: potenziamento delle infrastrutture di trasporto, digitali ed energetiche, per attrarre investimenti e facilitare la mobilità lavorativa. Incentivi fiscali e finanziamenti mirati a supportare le piccole e medie imprese, promuovendo l’innovazione e la creazione di posti di lavoro. Programmi di formazione e aggiornamento professionale, per migliorare le competenze lavorative e rispondere alle richieste del mercato. Politiche di conciliazione lavoro-famiglia, per favorire l’occupazione femminile. Valorizzazione delle risorse naturali e culturali del territorio, creando opportunità nei settori turistico e agricolo. Semplificazione delle procedure amministrative per agevolare investimenti e nuove attività imprenditoriali.

Il vice presidente nazionale di Conflavoro Sicilia, Giuseppe Pullara, afferma: “Il rilancio occupazionale del Mezzogiorno italiano richiede uno sforzo collettivo e una visione di lungo termine. Valorizzare le potenzialità economiche, sociali e culturali del Sud non solo potrebbe contribuire a ridurre le disuguaglianze regionali, ma fungerebbe da motore di crescita per l’intero paese”. 

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