In Sicilia lavora meno di una donna su tre. In percentuale, secondo dati Istat, si traduce nel 29,3 per cento contro il 52,9 dell’occupazione maschile.
Contro la disparità di genere, torna la possibilità di assumere donne beneficiando di una riduzione del 50% dei contributi previdenziali a carico delle aziende, per un periodo di 12 mesi.
Il Ministero del Lavoro ha pubblicato il decreto interministeriale, di concerto con il MEF, che individua i settori e le professioni che, per l’anno corrente, potranno beneficiare di incentivi contributivi mirati a ridurre le disparità di genere.
Tra le industrie tradizionalmente caratterizzate da una bassa presenza femminile in cui il tasso di disparità è particolarmente evidente c’è quella estrattiva: 82,2%; Costruzioni: 81,9%; Trasporto e magazzinaggio: 56,4%; Acqua e gestione rifiuti: 67,1%: Informazione e comunicazione: 38,6%: Industria manifatturiera: 44,3%. Il decreto identifica anche le professioni dove la disparità occupazionale è più marcata. Tra queste spiccano artigiani e operai metalmeccanici specializzati: 95,9%; installatori e manutentori di attrezzature elettriche ed elettroniche: 95,3%; conduttori di veicoli e macchinari mobili: 94,7%; specialisti ICT: 61,5%: ingegneri e architetti: 59,6%. Dati che mostrano la persistente predominanza maschile in settori strategici per l’economia nazionale, offrendo al contempo spunti di riflessione e intervento per le PMI. “La vera sfida per la crescita economica inclusiva e sostenibile dell’isola è fare in modo che la parità di genere si affermi in tutti gli ambiti della società e ciò dipende da tutti noi”, di questo è convinto il vice presidente nazionale di Conflavoro e segretario regionale della Sicilia, Giuseppe Pullara.
Per le piccole e medie imprese le agevolazioni rappresentano una doppia opportunità: promuovere una cultura aziendale più inclusiva e accedere a significativi vantaggi fiscali. La misura è applicabile per donne con almeno 50 anni, disoccupate da oltre 12 mesi; donne di qualsiasi età, residenti in aree svantaggiate e senza impiego regolare da almeno 6 mesi; donne impiegate in settori o professioni a forte disparità di genere, prive di un impiego regolare da almeno 6 mesi: donne senza impiego regolare da almeno 24 mesi, indipendentemente dalla residenza.
“Si tratta di misure utili- continua il vice presidente nazionale di Conflavoro– a far uscire la donna dal proprio ruolo di subordinazione economica e che la rendano, quindi, indipendente. Nelle aziende non dovrebbe esistere alcuna forma di discriminazione in fase di assunzione e tanto meno basate sul genere: nel processo di selezione, l’unico principio seguito dovrebbe essere quello della valutazione delle competenze e delle esperienze pregresse. Occorre promuovere una cultura del lavoro basata sull’innovazione, la meritocrazia e l’effettiva parità di genere.”